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Kosovo: La Serbia tenta la via della dolce Europa

In Kosovo on settembre 18, 2010 at 9:44 am
di Paolo Quercia

L’Assemblea Generale dell’Onu ha adottato una risoluzione sulla questione kosovara che sorride a Pristina. L’inaspettata acquiescenza della Serbia è motivata dalla speranza di entrare nell’Ue. Se Bruxelles non manderà i segnali giusti, il governo Tadic rischia la crisi.

La risoluzione rappresenta un successo della diplomazia europea che è riuscita ad evitare il rischio di vedere l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite prendere una posizione contrapposta al parere – non vincolante – della Corte internazionale, riaprendo politicamente il caso Kosovo.

La questione dell’indipendenza di Pristina, difatti, continua a far registrare all’interno dell’Onu un alto numero di Stati contrari o non favorevoli; questi sono a loro volta divisi tra chi si oppone per motivi territoriali, temendo l’affermazione di un generalizzato diritto di secessione di province indipendentiste, e chi lo fa per motivi politici, ritenendo la creazione del Kosovo un prodotto della geopolitica americana. Spesso le due ragioni si rafforzano e si sostengono vicendevolmente. …Continua a leggere

L’Afghanistan dopo McChrystall

In Afghanistan on settembre 1, 2010 at 1:22 PM

di Paolo Quercia

Metti un corrispondente free lance che lavora per una rivista famosa per il suo taglio anti-establishment a passare qualche mese – quelli in cui in Afghanistan si registra il numero di morti più elevato dal 2001 – con lo staff di un generale che viene dai corpi speciali e che è famoso per il suo stile politicamente scorretto ed il risultato non può che essere dirompente. Quale che sia stata la genesi dell’intervista data alla rivista Rolling Stone – ingenuità nel rapporto con i media, calcolo politico o trappola studiata – resta il fatto che il Generale McChrystall ha rovesciato il tavolo su cui Obama sta girando attorno da mesi: quello con le mappe dell’Afghanistan (e del Pakistan) alla ricerca di una strategia che gli consenta di fare, in meno di un anno, quello che gli Usa non hanno fatto dal 2001 ad oggi: disarticolare i network di insorgenti anti-governativi, tagliare i collegamenti che essi hanno con i gruppi jihadisti, respingere le ingerenze dei paesi limitrofi interessati a delocalizzare in Afghanistan propri conflitti interni o regionali, costruire un minimo di governo centrale efficace a cui lasciare il governo minimo del paese.

Tutti obiettivi a cui almeno avvicinarsi prima che, come voluto dalla nuova amministrazione Obama, si inizi il processo del disimpegno militare Usa al fine di, assieme alla costruzione di un complesso accordo politico di power sharing, rendere possibile l’avvio di una exit strategy per le forze americane a partire dal luglio del 2011. …Continua a leggere